I prigionieri di guerra internati assommano a un milione trecentocinquantaseimila ufficiali; nel descrivere le loro peregrinazioni, il sentimento costante di pietà verso questa moltitudine di italiani spinti dietro i reticolati viene accompagnato dall'amaro convincimento che il nemico non fu quasi mai umano, salvo rare occasioni. Il materiale, le note e le trascrizioni lasciati incompiuti da Luigi Pignatelli vennero amorevolmente e con tenace pazienza organizzati da Francesca di Strongoli che si avvalse anche dell'aiuto di Franco Fè. Questo volume, oltre a essere prezioso documento di sofferenze, di condizioni e di episodi sinora ignorati, ha mantenuto intatto l'intento dell'autore che era quello di dimostrare come la persona venga privata non soltanto della sua dignità ma anche di tutti i suoi connotati umani dal delitto più grave che si possa compiere: la guerra (dal risvolto di copertina del libro).