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Il sottotenente Graneri
– della stirpe di Jacopo Ortis e del partigiano Johnny
– è parto di fantasia, ma sorge dal magma della storia: tra lieve lirismo e
dura coscienza del fato. Più vero e incombente protagonista dell'opera,
oltre alla “fedeltà”, è la "virtù guerriera", che non ha bisogno
di caserme né d’armi, bensì d’animi: valore essenziale e perpetuo. Lo si coglie proprio dalla figura del sottotenente Graneri, avvolto nell'uniforme del suo reggimento come
un sacerdote nelle vesti – futuro sudario di morte – del suo ministero:
sintesi di simboli millenari, che libera dallo sterile individualismo, fa
“corpo” e, attraverso la disciplina, eleva la “forza” a Ordine. Quell'abito fa il guerriero (dal risvolto
di copertina del libro).
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