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Ovunque nel mondo è ben visibile nei
popoli un desiderio di identità,
un’aspirazione ad “appartenere a sé stessi”, a riconoscersi “diversi” in un
pianeta che le utopie mondialiste del dopoguerra
avrebbero voluto sempre più omogeneo ed uniforme. Questo desiderio di appartenenza storica e culturale, di appropriazione
delle radici spirituali della nazione, emerge prepotentemente come il dato metapolitico emergente dalla scena internazionale fin
dagli anni Ottanta e conferma – come nota il politologo francese Alain de Benoist – che “quali
che siano, ovunque vivano, gli uomini sono attaccati ad una terra,
che considerano come la loro terra”. In che rapporto questa
riabilitazione del sentimento nazionale, esorcizzato per decenni dopo la
tragedia dell’8 settembre, si pone nei riguardi della nazione italiana, con
la riscoperta della nazione, intesa, per dirla con Federico Chabod, come “senso della singolarità di ogni popolo”? Questo libro analizza i primi timidi
tentativi di risveglio di un sentimento nazionale italiano che tenta di
andare oltre la “morte della patria”.
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