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Conosciamo Saddam Hussein, il Rais di Bagdad, per la guerra scatenata contro l’Iran, per l’aggressione al Kuwait, per le sconfitte subite dagli Stati Uniti, per la repressione dei musulmani sciiti, per il tentato genocidio dei curdi/iracheni, per la politica particolarmente ambigua nei riguardi della produzione delle armi di distruzione massiva. Non siamo, invece, molto informati sull’esercizio del suo spietato dispotismo, sulla gestione del suo potere assoluto che lo poneva al di sopra della legge, sui suoi schizofrenici comportamenti che ne faranno uno dei peggiori tiranni che il Medio Oriente abbia mai espresso. Con questo libro proponiamo appunto di mostrare la dittatura del Rais in tutta la sua inumana crudeltà e stupefacente cinismo, ricordando le sofferenze, i lutti, gli arbitrii subiti dal popolo iracheno, che sarà costretto a pagare un pesantissimo tributo di sangue e di terrore. Il saggio si ripromette anche di evocare la megalomania di Saddam, che spesso sfociava in vera e propria mitomania, la sua patologia dell’hubris, la malattia dei dittatori, che gli faceva credere di essere onnipotente e il suo disprezzo per la vita umana. Quella altrui naturalmente, perché la sua era ben protetta da un esercito di agenti speciali, inclusi degli utilissimi sosia che gli evitavano di essere presente in situazioni potenzialmente pericolose (dalla scheda dell'editore).
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