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Per
uno di quei tanti casi della vita Demetrio, a causa di un incidente
ferroviario, batte la testa sulle rotaie, ne riporta un trauma e perde la
memoria. Ricoverato in una clinica fiorentina, con l’aiuto di cure mediche
e ingegnosi esperimenti, riacquista via via la
lucidità senza avere tuttavia le prove certe della sua origine, controllata
e non virtuale. Tutto ciò che lo circonda gli sembra confuso o frutto
d’immaginazione: persino i dati essenziali che risultano
dai documenti trovatigli in tasca potrebbero essere falsi. La sua presunta
appartenenza a una nobile casata principesca
desta sospetti: potrebbe essere inventata per mascherare una discendenza da
famiglia di razza perseguitata. La ricostruzione della memoria diventa così
per il principe Demetrio una ricerca defatigante
dei propri veri connotati. Nel riconoscersi Demetrio è costretto ad
accettarsi per quel che era anche se sarà doloroso
scoprire le proprie sconfitte, gli errori commessi, le ambizioni fallite,
il male compiuto. La perdita della memoria poteva dunque essere stata una
fuga da responsabilità inconfessabili.
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