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Giovanni Gentile, filosofo tra i maggiori d'Europa,
aderì al fascismo, varò come Ministro della Pubblica istruzione un'importante
riforma della scuola superiore, fu presidente e ispiratore dell'Enciclopedia
Italiana e direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Dopo il 25 luglio
1943, tentò di promuovere una sorta di solidarietà nazionale, ma scelse di
aderire alla Repubblica Sociale. Fu ucciso a Firenze il 14 aprile 1944 in un
agguato condannato dal CNL, rivendicato dal Partito comunista e attorno al quale
aleggia ancora il mistero. Il volume illustra il pensiero di Gentile e il suo
ruolo decisivo nella cultura italiana del Ventennio, ma anche l'influenza
esercitata nel dopoguerra sugli intellettuali e nel mondo politico. (IBS). Una
successiva edizione è stata pubblicata nel 1990. Una nuova edizione, con il
titolo Giovanni Gentile. Un filosofo al potere negli anni del regime, è
stata pubblicata nel 2004 da Rizzoli (pp. 496).
Questo “ritratto” – così lo definisce l'Autore – è
un'opera molto impegnata, che legge Crispi in chiave storica. Ne viene fuori un
indiretto ed inquietante parallelo fra il periodo crispino e gli ultimi
vent'anni della nostra storia. La dialettica cospirazione – governabilità
costituisce il motivo dominante del libro. Essa tocca molteplici aspetti di quel
periodo di storia italiana, del quale Crispi fu diretto o indiretto
compartecipe: dai "mille" alla questione romana, dal trasformismo alla
spedizione africana culminata con il disastro di Adua del '96 ed il crollo
temporaneo del mito di Crispi, mito che doveva riprendere vigore di lì a qualche
lustro (“Affari esteri” n. 72).
Edito inizialmente nel 1973 con il titolo Crispi.
Progetto per una dittatura sempre da Bompiani, Milano, pp.252.
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