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Questo
saggio, che ripercorre il cammino politico-istituzionale, sociale e culturale
compreso fra la caduta di Napoleone III e l’inizio della presidenza di Nicolas
Sarkozy, si propone di dimostrare che tutti i regimi francesi dal
1870 a
oggi sono «restaurazioni» e che il progresso in Francia è un moto continuo e
inquieto verso modelli incompiuti di perfezione perduta: la società della
monarchia prerivoluzionaria, la repubblica giacobina, la grandezza dell’impero,
la monarchia liberale degli Orléans, il populismo autoritario del secondo
Napoleone («il piccolo», secondo un brillante pamphlet di Victor Hugo),
l’utopia libertaria della Comune.
Paese «immobile» perché teso a ricostituire il passato, la Francia è
tuttavia decisa a difendere il proprio equilibrio e la propria identità in un
mondo che cambia (e questo nonostante alcune battaglie perse in partenza come
quella contro lo strapotere linguistico dell’inglese; ma, come dice
Sergio Romano
, «vi è più nobiltà
in una battaglia perduta di quanta non ve ne sia in certe vittorie»). Paese
antistorico, essa riesce ad affermare e difendere con meglio di altri si sottrae
alla duplice tentazione di attendere il futuro e giustificare l’accaduto (dalla
scheda dell’editore).
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