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I cambiamenti climatici rappresentano un’emergenza che non si può ignorare. Dobbiamo guardare in faccia una verità molto più allarmante di quanto si è sentito dire: «effetto serra» fa rima con «effetto guerra», poiché tutto porta a prevedere gravi e diffusi conflitti se si verificano gli scenari peggiori. L’emergenza clima, tuttavia, è solo il primo banco di prova. Tutto il sistema Terra – non solo l’atmosfera – è saturo; e la prospettiva di 50 miliardi di abitanti va governata con una nuova politica che supera la vecchia opposizione fra destra e sinistra: è l’ecorivoluzione ormai necessaria, perché il tempo stringe. Si tratta di capire l’equilibrio globale dell’ecosistema planetario e capire che l’umanità ne fa parte, per
sintonizzare le politiche sui limiti e sulle potenzialità naturali della Terra. Per comprendere e governare l’equilibrio globale, però, è necessario considerare tutte le sue sfaccettature con uno sguardo unico: tutto si lega, nel sistema Terra, e lo si vede bene osservando la rete di interazioni che collegano tutto ciò che accade sui piani
della pace, dell’ambiente, dello sviluppo e dei diritti umani. Dovremo fare un passo in più. Saremo costretti a fare i conti con questa rete complessa e caotica, con l’intrico di ripercussioni senza confini che solcano il pianeta e legano tutto in un unico sistema unitario. Una politica ecologica – che protegge e valorizza l’equilibrio planetario – non è quindi una prospettiva solo settoriale, focalizzata sul patrimonio naturale; emerge invece come una nuova politica a tutto campo. Al suo centro vi è l’uomo, il vero protagonista di ogni grande scelta politica: è urgente investire sui diritti dell’uomo per mettere ogni individuo in condizione di scegliere la qualità della vita in armonia con l’ambiente invece della quantità nella vita che ci porta alla catastrofe.
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