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Books on Italian diplomats
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Il titolo del libro è
tratto dal grado che l’autore aveva a sette anni quando i suoi
compagni di giochi – tutti più grandi – erano re, presidenti e
marescialli, e trovavano che soldato semplice era ancora troppo per lui.
Più che ragione di umiliazione e di conseguente insicurezza, questa
demozione ha abituato l’autore sin da piccolo a non darsi delle arie e
a non credersi importante, nemmeno quando con l’avanzare della
carriera e dell’età avrebbe magari anche potuto credere di esserlo.
Il taglio del libro è perciò quello di guardare le cose dal basso
verso l’alto, di ricordare senza enfasi e spesso "tongue in
cheek" una vita per molti versi appassionante, talora utile, sempre
vissuta come servizio e mai come occasione di vantaggi personali o
addirittura di sopraffazione. In un certo senso, "Sottosoldato"
è un non-libro: infrange le regole del passare dal generale al
particolare, dall’atmosfera del tempo alla storia privata, e conduce
il racconto al rovescio, dalla storia privata alla Storia. E’ come
ascoltare una conversazione che non ti riguarda dal divano accanto, come
prendere la telefonata di un altro o leggere carte private. Ma solo per
scoprire quanto di quelle frasi colte al volo, di quelle pagine
d’altri ti interessa, perché riguarda un mondo e una catena di eventi,
luoghi e persone, fatti e Fatti. E’ una "storia" che non è
un saggio, non è un romanzo, dove ogni idea (e anche la teoria ricavata
dall’idea) nasce da una cosa accaduta, dove gli eventi si incrociano e
l’immaginazione è un riflesso di cose accadute, parole dette, non
invenzione.
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last update
02 February, 2008 |
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© Stefano Baldi
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