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Il libro
si sviluppa in due precise direzioni. Da una parte vi è una ampia e
organica narrazione che ripercorre puntigliosamente il cammino e le
tappe dei viaggiatori dell’epopea romantica della grande
esplorazione ottocentesca alla scoperta di Timbuctù, la misteriosa
regina delle medioevali sabbie sahariane. Dall’altra una profonda e
vissuta nozione dell'arcaica e affascinate cultura tuaregh che ci
viene illustrata sul filo dei ricordi e dell'amicizia che legano
l'autore e il suo indimenticato amico e “maestro di vita del deserto”
Alì Alyoù.
La filosofica e
intensa spiritualità, i codici cavallereschi, i dogmi culturali, la
poesia immortale, i miti e i misteri dei Tuareg vengono narrati
attraverso un specie di erudito taccuino di viaggio sulle
conversazioni fatte fra l'autore e Ali durante le interminabili azalay,
sulle rotte del sale marciando fianco a fianco a dorso di mehari lungo
le sconfinato rotte del Sahara, unico oceano dove “non si possono
immergere i remi” e da dove riemergono le affascinanti memorie,
le suggestive testimonianze di antichi splendori, l’epica epopea di
questo popolo di cui alla prevedibile prossima sparizione l’autore
ne indica l’epitaffio da incidere sulla lapide: scomparsi perché
non potevano sopravvivere alla modernità. Con i Tuaregh a Timbuctù
l'autore continua il suo viaggio alla ricerca dei misteri della
propria interiorità, del viaggio nel suo Sahara, l'ultimo, quello non
ancora invaso e deturpato dalla Dakar e dai i turisti d'avventura. |