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La guerra nella sua cruda fisicità non
rispetta l’immunità diplomatica. L’odore del sangue e delle ferite,
il silenzio che segue i bombardamenti, gli sguardi perduti di un padre,
le urla strazianti di un bambino attraversano la marsina e penetrano nel
cuore. Per restare. E così accade che un uomo si trovi ad essere allo
stesso tempo diplomatico di carriera e narratore di storie. Piccolissime
storie che non troveranno mai posto nei libri, voci di vittime che non
hanno nome. Storie che accadono sotto la luce impassibile delle stelle
di Babilonia, a Beirut, a Kabul o sopra le stelle consumate dei
marciapiedi di Los Angeles. Storie di questo nostro mondo dove un
diplomatico cammina con occhi aperti e il cuore dolente. Per raccontare
(dalla scheda dell'editore). |