da "Economia Italiana"
Banca di Roma
n.1 /2000

STEFANO BALDI - RAIMONDO CAGIANO de AZEVEDO

La popolazione italiana verso il 2000

Il Mulino, Bologna 1999
pp. 168, L 18.000

In questo volumetto, viene sottoposto a esame l'andamento della popolazione italiana negli ultimi cinquant'anni. Di qui il sottotitolo: "Storia demografica dal dopoguerra ad oggi". E pur se la parola "storia", posta sul frontespizio di un agile libriccino diretto a fornire, in poche pagine, una panoramica di vicende piuttosto complesse e dai risvolti se mai inquietanti, può apparire forse un po' pretenziosa, va riconosciuto l'impegno profuso per cogliere il significato profondo di inutamenti (non a caso si osserva) "per i quali non esistono veri e propri punti dì riferimento, come nel caso della politica o dell'economia, ma piuttosto andamenti e tendenze di fondo".

E che cosa evidenziano siffatti andamenti e siffatte tendenze di fondo? Che la struttura della popolazione italiana, per effetto di tali accadimenti, ma anche di un'evoluzione già "scritta" in essa, è destinata a subire pesanti modificazioni. Basti pensare che, a causa dei bassi livelli di fecondità che caratterizzano l'Italia già da diversi anni, anni ricchi di avvenimenti (le misure in tema di divorzio, aborto, condizione femminile) tutt'altro che privi di impatto sulla nostra realtà demografica, "le generazioni sono sempre meno numerose (si è passati [infatti] da oltre un milione di nati nel 1964 ad appena 515.000 nel 1995)". Sono generazioni che, "a parità dì comportamenti riproduttivi, daranno luogo, a loro volta, a contingenti pìù ridotti di nascite negli anni a venire. Allo stesso tempo (si sottolinea), è in atto un accentuato processo di invecchiamento della popolazione, causato da un lato dalla bassa fecondità e dall'altro dal prolungamento della vita media". Ne consegue che, "nel 2020, gli anziani dovrebbero costituire circa un quarto di tutta la popolazione". Di qui la drammatica questione delle pensioni, strettamente legata all'invecchiamento della popolazione, e l'esigenza di porre in qualche modo riparo al calo di quella in età attiva, fattore giudicato a giusto titolo "essenziale. per lo sviluppo economico del paese.

Di porvi riparo, si sente spesso dire, e con non poca superficialità, ricorrendo all'immigrazione, emotivarnente esaltata per le presunte mirabilie di cui sarebbe apportatrice una società multietnica. Dimenticando però che "l'immigrazione necessaria a portare il saldo naturale a livelli positivi è insostenibile politicamente, perché dovrebbe [essere] molto consistente per avere un impatto apprezzabile". E non è davvero un caso che il Dipartimento affari sociali della presidenza del consiglio dei ministri dichiari: "solo per mantenere costante l'ammontare complessivo della popolazione all'incirca sui livelli attuali e impedirne il declino numerico che sarebbe prodotto dal saldo naturale negativo, è necessario l'afflusso di circa 50.000 nuovi immigrati all'anno Per arrestare [tuttavia] il processo di invecchiamento, sarebbero necessari flussi (si aggiunge) almeno dieci volte superiori, e questi non potrebbero essere assorbiti dall'attuale tessuto economico e sociale senza creare gravi problemi di accoglienza e integrazione.

Problemi gravi, di cui non tutti, però, mostrano di avere piena consapevolezza. E manca infatti, a tutt'oggi, una responsabile politica dell'immigrazione. Di questo passo, non sappiamo trattenerci dal concludere, che Iddio protegga i nostri scarseggianti figli e nipoti dagli sconquassi che immancabilmente produrrà un fenomeno largamente incontrollato.

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