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Brevità, lirismo, pudore, intensita',
liberta' inconsapevole, tenerezza e fervore del mondo. Questa, a
riassumerla, ci sembra la ricetta, la formula di quell'haiku (o
haikai) che dal Giappone, con le sue 17 sillabe (preferibilmente divise
in tre gruppi, tre versi di 5,7,5), e dalla rivoluzione lirica di Basho
sino ai moderni Shiki Masaoka e Kyoshi Takahama, giunge ai cieli e ai
lidi dell'Occidente per rinfrancare e rasserenare di benessere la carne
o i pensieri della nostra poesia. E questo motiva e seduce il gran
numero di cultori del genere, vecchio e rigenerato insieme, specie negli
ultimi anni, ed anche in Italia. Roberto Rossi esordisce qui gia' con
notevole piglio e originalita': il suo Mondo breve, florilegio e
silloge di 100 haiku, davvero nelle sue mani delicate e al contempo
nervose, carezzevoli e sicure, finisce per imporsi e proporsi come un
splendido "passe-partout" poetico capace di aprire e svuotare
la cassaforte segreta e inaccessibile del cuore, lo scrigno di
ogni sentimento o gemma intima (dall'introduzione al libro di Plinio
Perilli) |