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Una narrazione fresca e raffinata sulla cultura e il piacere del buon bere. Palma è un diplomatico di origini contadine. Ed è proprio dai lontani ricordi della sua infanzia trascorsa nell’amatissima campagna molisana che inizia il racconto della sua educazione al gusto del vino «genuino» prodotto nelle cantine dei casali contadini. Segue l’adolescenza, gli studi liceali e universitari a Firenze e le scorribande con gli amici nei colli del Chianti, ma anche il frenetico girovagare per le regioni italiane alla scoperta della incomparabile ricchezza dei loro vitigni autoctoni. È il lento farsi di una cultura materiale che sospinge l’autore verso la critica sempre più marcata ai vini di produzione industriale, e di converso la consapevolezza dell’importanza delle prime pioneristiche esperienze, negli anni Ottanta, di produzioni biologiche e biodinamiche. La carriera diplomatica porta poi Palma a risiedere in diverse latitudini del mondo dove si fa cantore, presso fiere e grandi eventi culturali, del sublime piacere del bere i vini, non solo italiani, la cui produzione si ispira a tecniche naturali, cioè non invasive sia nei vigneti che nelle cantine. Un percorso esistenziale che testimonia il passaggio, via via più attento, dei cambiamenti epocali avvenuti nelle produzione e nel consumo del vino, in Italia e nel mondo. Nel libro c’è anche dell’altro, naturalmente: il legame tra vino e creazione artistica, per esempio, ma anche un abbozzo di analisi comparativa della civiltà del bere del mondo occidentale e di quella della Cina, che Palma ha avuto il privilegio di avvicinare, con la sua conoscenza della lingua cinese, nei dodici anni in cui ha lavorato e vissuto a Pechino e a Taipei.
(dal risvolto di copertina del libro). |