|
All’origine di queste poesie un’inquietudine che spinge al movimento e che percepisce come latitante o smarrito “il senso dell’appartenenza”. Poesia di movimento, quindi, al grado estremo “migratoria”, che fa del viaggio – del non essere dove si è stati – il suo punto prospettico. In questa poesia, pur dopo la eroica devastazione succeduta al “secolo breve” e pur nella coscienza acuta dell’insussistenza dell’antico statuto dell’esperienza, si mantiene ancor vivo l’impegno del racconto e della memoria (dalla prefazione al libro di Enrico Testa). |