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Il decennale dell’attacco all’Iraq è passato in Italia sotto silenzio: non solo perché le questioni internazionali riscuotono ben poca attenzione in questo Paese introflesso, centrato sul proprio ombelico, ma anche per l’imbarazzo di chi in Italia aveva spalleggiato il conflitto più “stupido”, costoso e devastante della storia recente. Sperare però che cada nel dimenticatoio è un’illusione, dato che quel conflitto ci insegue giorno dopo giorno “grazie” alle autobombe che continuano a seminare morte (50 vittime e 200 feriti a Baghdad il 19 marzo, decimo anniversario dell’invasione). L’Iraq è caduto sotto l’influenza iraniana, da un lato, e sotto l’incubo di attacchi di al-Qaeda, dall’altro. Erano questi gli obiettivi della BandaBush? Certo che no… Si tratta, infatti, di un caso estremo di eterogenesi dei fini.
I media hanno spento i riflettori sulla scena irachena per inseguire altre aree di crisi, ma l’Iraq è tuttora al centro dell’arco di crisi che va dall’AfPak (Afghanistan- Pakistan) all’Iran, alla Siria, alla Palestina. Perciò questa indagine anatomica sul conflitto iracheno va proseguita. Per non dimenticare, per non ripetere. Per non consentire alla BandaBush e ai suoi emuli in Italia di rivendicare come un successo quella strage demenziale: 125.000 iracheni (senza contare le decine di migliaia stroncate dagli stenti) e 4800 militari della “coalizione dei volenterosi”, più i reduci suicidatisi per stress post-bellico (oggi quasi uno al giorno). Un’avventura di successo: così la Banda continua a venderla ai connazionali – e venderla bene, visto che un quarto degli americani crede ancora alla bufala delle armi di sterminio in mano al regime e di un Raìs complice dei terroristi dell’11/9.
C’è però un altro quarto di americani irritati col presidente Obama per essersi ben guardato dall’aprire inchieste sull’operato di chi aveva manipolato le prove a carico dell’Iraq, scatenato la guerra, autorizzato le torture e le intercettazioni illegali.”(dalla scheda dell’editore). |