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Negli ultimi anni, l’emigrazione è venuta prepotentemente alla ribalta delle cronache. I governi sono in crisi e incapaci di gestire questa massa di diseredati imploranti. Politici, economisti, sociologi e politologi tentano di estrapolare i dati dello straripante fenomeno per esprimere giudizi di merito e formulare previsioni di medio e lungo periodo. Fra i meriti di questo libro si rileva il contributo che può dare per mettere meglio a fuoco alcuni termini di questa complessa questione, richiamando alla mente un calvario umano già più volte narrato dal cinema e dalla letteratura: l’Autore racconta, infatti, le vicissitudini di una famiglia di emigranti siciliani nell’arco di quattro generazioni, che coprono l’intero diciannovesimo secolo sull’asse Italia – Stati Uniti. La lettura della storia di Nino e della sua famiglia consente di entrare nei pensieri quotidiani dell’emigrante, condividere i suoi sentimenti, capire fino in fondo il significato di un traumatico sbarco a Ellis Island dopo giorni e giorni di angosciosa e sofferente navigazione e provare l’intima soddisfazione di un uomo che ha sfidato l’ignoto per assicurare a se stesso e alla famiglia un futuro migliore.
L’Autore, attraverso la storia della famiglia di Nino, riesce a descrivere mirabilmente l’emigrazione come un fenomeno sociale in grado di influenzare, nel bene come nel male, usi e costumi nazionali, promuovere vizi e virtù, accelerare lo sviluppo interno e avviare anche una nuova politica, nazionale ed estera (dal risvolto di copertina del libro). |