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Il libro narra di un periodo cruciale per la storia etiopica e per l’intero Continente africano, che partecipava ai mutamenti determinati dalla fine della Guerra Fredda e della contrapposizione tra i due blocchi: una ridefinizione della mappa politica che necessariamente generava vincitori e sconfitti. I “noti ospiti” appartengono alla categoria degli sconfitti. Il 21 maggio 1991 il Colonnello Menghistu, che aveva governato con il pugno di ferro l’Etiopia dal 1974, scappa in Zimbabwe mentre i più stretti collaboratori, insieme ad altri gerarchi, si rifugiano nell’Ambasciata italiana. La loro accoglienza poteva apparire come transitoria, si prolunga sino ai giorni nostri, nonostante i numerosi tentativi di mediazione e un lungo processo condotto in contumacia. Pur riflettendo solo il pensiero degli autori, il libro è una ricostruzione storica equilibrata, che mette in risalto il valore umanitario della scelta italiana di accogliere i due fuggitivi, cercando anche di descrivere e comprendere le ragioni dell’Etiopia affinché i due fossero consegnati alle nuove Autorità. Una lettura avvincente, che potrebbe essere una “fiction giallistica”, se invece non fosse drammaticamente vera, anche se dimenticata (dal risvolto di copertina del libro). |