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Questo è un libro di storia, però di taglio decisamente “non convenzionale”, ben diversa da quella appresa sui banchi di scuola.
Esso infatti si propone il compito temerario di riscrivere l’intero racconto delle origini della nostra civiltà e del suo sviluppo fino alle soglie dell’epoca moderna, sconfessando senza mezzi termini l’impostazione storica sinora prevalente.
L’autore non esita a definire il postulato delle “radici indoeuropee” – cioè l’ipotesi secondo cui il miracolo greco dal quale scaturiscono le principali conquiste dell’Occidente, viene fatto risalire al cuore del nostro continente – come un’“appropriazione indebita”. A tale ipotesi egli contrappone invece, con un ricco corredo di argomentazioni e documentazione, la tesi secondo cui il processo civilizzatore di questa nostra parte del mondo è avvenuto partendo non da nord ma da sud, attraverso la lenta e complessa simbiosi tra tutte le straordinarie culture germinate in quello che è stato il più fertile bacino di incubazione nell’evoluzione delle civiltà storiche: l’area del Mediterraneo e Medio Oriente. Il filo conduttore del lavoro ha quindi in realtà una finalità politica: rivalutare la componente mediterranea dell’Europa.
Il Vecchio Continente potrà riacquistare una sua autorevole voce sulla scena mondiale solo se riuscirà a superare la prevalente ottica mercantilistica – il cui corollario è la divaricazione tra “nordici”, che si arrogano un ruolo trainante di laboriose formiche e “meridionali” bollati come irresponsabili cicale – e a ritrovare la profonda vocazione umanistica insita nelle sue radici risalenti alla Grecia classica(dalla scheda dell'editore). |