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… A Tirana socialisti e conservatori si combattevano a colpi di disinformatia e dossier (le fake news sono nate a Tirana, in quel periodo). Il compito di osservare quel che accadeva, informare il nostro governo, tenere le fila delle relazioni, mediare fra i governi, districarsi tra le false informazioni, evitare i trabocchetti e i tranelli, vegliare sulla sicurezza della missione interforze italiana e su quelle degli italiani residenti in quelle lande geograficamente vicine, eppure tanto lontane, era affidato a Paolo Foresti. Un compito immane per un solo uomo. Eppure Paolo era in grado di fronteggiare tutto questo e la folta comunità giornalistica italiana che ogni tanto si affacciava alla sua residenza e ne approfittava per attingere alle sue preziose analisi e a qualche generoso contribuito della ineguagliabile cucina dell’Ambasciatore.Se è vero che le difficoltà possono interrompere le relazioni o saldarle per sempre, è lì che è nata la mia amicizia con Paolo Foresti. Vederlo all’opera in uno spaventoso contesto come quello, mi ha dato modo di apprezzarne l’equilibrio, la pacatezza e la competenza. Provate voi a mantenervi tranquilli mentre Tirana viene abbandonata dalla polizia e dall’esercito, con il grido “Valona Valona” che si leva dalla periferia di Tirana in una notte terribile e deserta. Un grido che annunciava una possibile, prossima invasione della capitale da parte dei ribelli: i prodromi di un bagno di sangue….
(dall’introduzione del giornalista Franco di Mare). |