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1. Debbo a P. Eugenio Cavallari, uno dei massimi studiosi di S. Agostino – che ha voluto cosí generosamente lusingarmi con la sua prefazione alla mia modesta raccolta di riflessioni tratte dalla lettura delle opere del Santo Vescovo di Ippona – il mio felice e fruttuoso incontro con Agostino. Al convegno internazionale del 1-7 aprile 2001 organizzato dal governo algerino nel quadro del “Dialogo tra civiltà” sul tema “Agostino filosofo algerino” cui abbiamo entrambi partecipato, hanno fatto seguito letture, meditazioni e preghiere fino al mio divenire, sotto la guida di P. Eugenio e nello spirito delle sue preghiere, terziario agostiniano.
2. Debbo a mia moglie, donna del tutto eccezionale di una perfezione irripetibile, la felicità illimitata del nostro amore eterno, che neanche la morte ha potuto interrompere, nonostante l'abisso in cui ero sprofondato il 17 maggio 2007 e nei mesi successivi prima di ritrovare il nostro amore sublimato dall'amore di Dio, e il suo stesso corpo nel corpo unico di Cristo.
Scrive Agostino (Commento al Vangelo di Giovanni, XXI, 8): “Rallegriamoci, dunque, e rendiamo grazie a Dio: non soltanto siamo diventati cristiani ma siamo diventati Cristo stesso… se Cristo è il capo e noi le membra, l'uomo totale è lui e noi, il capo e le membra essendo un solo Uomo, secondo la grazia che Dio ha profuso su di noi”.
E la bellezza intramontabile di mia moglie non è solo una entità estetica, ma anche una categoria spirituale che mi riporta all'amore assoluto elargitomi dalla grazia di Dio (dalla scheda dell'editore). |