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Manlio Brosio (Torino, 10 luglio 1997 - 14 marzo 1980). Antifascista già vicino a Gobetti, nell’immediato dopoguerra assume brevi incarichi di Governo come Ministro senza portafoglio, Vice Presidente del Consiglio e Ministro della Guerra, rispettivamente nei Governi Bonomi, Parri e De Gasperi. Accetta la nomina ad Ambasciatore a Mosca, propostagli da Nenni, per la viva curiosità che nutre per un mondo ed un Paese che ha svolto un ruolo determinante nella sconfitta del nazismo. Nella sua lunga esperienza diplomatica di Ambasciatore a Londra (1952-1954), a Washington (1955-1961), a Parigi (1961-1964), e di Segretario Generale della NATO (1964-1971), Mosca è la prima tappa. A Mosca, Brosio deve subito confrontarsi col problema dell’assoluto silenzio osservato dai sovietici sulla sorte degli oltre 60mila militari italiani mancanti all’appello, dopo il rimpatrio nel 1946 di circa 21mila prigionieri. Attorno a tale nodo di capitale importanza, gravitano altri contenziosi, rilevanti per l’estrema gravità degli illeciti internazionali in cui si concretano. Dalla dettagliata ricostruzione della faticosa stagione negoziale attraverso cui Brosio perviene alla liberazione di molti ostaggi, emerge non soltanto la personalità di un capace ed ammirevole servitore dello Stato, ma anche quella di un gentiluomo dalle ineguagliabili doti umane, testimoniate anche dai suoi Diari di Mosca, preziosa fonte rivelatrice di tutto quanto sotteso, alla altrimenti anodina prosa burocratica, in termini di intensa partecipazione umana di questo grande Ambasciatore alla drammatica vicenda dei diplomatici della R.S.I. per lunghi anni languenti nelle galere sovietiche (dal risvolto di copertina del libro). |