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La Presidenza italiana dell’OSCE si è proposta di adattare gli strumenti multilaterali post-Guerra fredda al ben più complesso e turbolento presente scenario internazionale, aspirando ad attualizzare il mai dimenticato “spirito di Helsinki”, figlio della Guerra fredda, e a rilanciare, con esso, il dialogo Est-Ovest. Punto culminante di un triennio di Presidenze robuste, iniziato dalla Germania e proseguito con l’Austria, l’azione italiana è partita dall’idea che l’OSCE potesse rappresentare uno dei pochissimi ambiti in cui cercare di sanare la frattura tra la ri-nazionalizzazione delle politiche estere e le aspettative, quasi irrealistiche, sulla capacità delle organizzazioni internazionali d’incidere sulla vita dei reali beneficiari del loro operato: i cittadini di tutto il mondo. Il nostro paese si è sforzato di proporre alternative a un muro contro muro che non funziona come strumento di stabilità e sicurezza regionale ed è contrario agli interessi di tutti e, in primo luogo, degli italiani. Un anno intero, per riscoprire l’essenza della diplomazia multilaterale: non solo farsi portavoce delle posizioni dei propri Paesi, ma anche far comprendere ai medesimi quello che può essere ragionevolmente ottenuto, soprattutto attraverso la riscoperta di un’ indispensabile e salutare capacità d’ascolto (dal risvolto di copertina del libro). |