Da: INDUZIONI – Demografia, probabilità, statistica a scuola n.19/1999

S. BALDI R. CAGIANO de AZEVEDO - La popolazione verso il 2000, Bologna, 11, Mulino, 1999. pp. 168; 18.000

 

Leggere gli eventi demografici, dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni, alla luce degli accadimenti politici, in un continuo confronto, è operazione tanto suggestiva quanto difficile, soprattutto quando si fa uso di metodologie e di linguaggi specialistici - quello demografico e quello storico politico - che da lunghissimo tempo si sono sviluppati e consolidati senza molto comunicare fra loro. Dall'interazione - anche per via telematica come mi raccontava uno degli autori fra un demografo ed un diplomatico nasce questo libro che vuol essere un tentativo. a mio avviso complessivamente riuscito, di coniugare i due aspetti dianzi accennati.

La demografia nazionale nel volgere degli ultimi 50 anni come tutti sanno, se non altro rammentando che l'Italia è divenuta un paese di migrazione da paese di emigrazione che era, ha subito mutamenti profondissimi e radicali; l'attivita' legislativa in tema demografico, è passata anch'essa per mutamenti di non poco conto (1).

Seguendo una periodizzazione decennale, è passata in qualche misura imposta dalla cadenza censuaria che fa il punto sulla demografia del paese suoi aspetti di stato, gli autori ci raccontano la lunga marcia verso l'Europa sia della politica, limitatamente a quegli aspetti che hanno interagito con la popolazione e sui suoi comportamenti demografici sia della aritmetica politica: la natalità, la fecondità, la nunzialita', la mortalità infantile e generale, l'invecchiamento, le migrazioni ed altri aspetti ancora.

La trattazione della materia mi sembra presenti una asimmetria nei due periodi serrafila considerati: mentre la parte dedicata ai nostri giorni, con interessanti considerazioni sul futuro prossimo, in larga parte già inscritto nella demografia attuale, come si sforzano di far comprendere i due autori, in quanto il "sistema popolazione" è dotato di forte interessi, risulta molto ricca ed articolata, il momento della nascita della Repubblica viene trattato, per così dire, con molto più distacco. D’altra parte, come suggerisce lo stesso titolo, gli autori sembrano interessati più al prossimo futuro di quanto non lo siano al passato remoto. Eppure non si comprende l’apparente scarso interesse ed intervento della cultura politica in materia demografica nei primi anni dell’Italia repubblicana se non si fa riferimento al lascito del fascismo, culminato nella promulgazione del "Manifesto degli scienziati razzisti", ed al lentissimo e sofferto distacco dalle politiche demografiche fasciste e dalle teorie eleborate durante tale periodo?

Il quadro tracciato per il prossimo futuro e chiaramente descritto nelle sue determinanti demografiche e nei problemi che la nostra società ha il compito di affrontare. La struttura della nostra popolazione è destinata verosimilmente a mutare nel prossimo futuro sotto la forza del perdurare delle attuali tendenze della componente naturale, in maniera forse ancor più accentuata di quanto non sia sin qui avvenuto: gli autori ci ricordano che se al 1997 la proporzione di popolazione anziana (maggiore di 75 anni) era l’8%, nei prossimi due decenni tale proporzione potrebbe, molto verosimilmente, ancora salire di circa 3 punti ponendo con maggior vigore tutti i problemi connessi con l’invecchiamento della popolazione. Ricordiamo anche i problemi nodali della società italiana, individuati dagli autori e connessi alla demografia nazionale: la contrazione della natalità da molti anni in qua, i modelli di costituzione e di scioglimento delle coppie, la crescente speranza di vita e l’invecchiamento della popolazione, i problemi delle minoranze legati alle migrazioni, il mutato ruolo della donna, le questioni dell’infanzia, dei giovani (soprattutto il lavoro) e degli anziani ((in particolare i problemi pensionistici e, complessivamente, del welfare). La soluzione o meglio le soluzioni possibili andrebbero ricercate nel quadro dell’unità europea e quindi fra scelte e costrizioni in ambito non più solo nazionale. L’etica a cui si ispirano gli autori sembra appartenere ad una conciliazione fra la "vita buona" come fine dell’eticità, e l’affermazione della norma senza però l’astrattezza formalistica del moralismo, la determinazione del concreto comportamento nella situazione data essendo affidata all’esercizio della saggezza pratica.

Un’ultima caratteristica del volume vorrei sottolineare, e cioè l’attenzione anche per altri aspetti non prettamente demografici, come ad esempio l’istruzione della popolazione, e di ciò dobbiamo esser grati agli autori. A proposito dei progressi nell’istruzione e nelle capacità di servirsi degli elementi minimi della comunicazione, che pur innegabilmente ci sono stati, come giustamente indicano gli autori, nel corso degli anni Settanta, v’è da rilevare che i censimenti sono lo strumento meno adatto a rilevare il fenomeno non solo per i limiti definitori adottati (si comparino le definizioni dell’Istat e quelle dell’Unesco), ma anche perché la rilevazione avviene per autodichiarazione con conseguente e verosimile sottostima del fenomeno (3)

 

(1) In una utile appendice al volume gli autori annoverano una cronologia dei principali interventi legislativi italiani. Ho operato una semplice classificazione ed eccone i risultati. Gli avvenimenti e provvedimenti legislativi con risvolti e con impatto demografico, dal dopoguerra ad oggi, si manifestano in uno scarsissimo numero sino a tutti gli anni sessanta (solo 5 provvedimenti furono presi nel periodo e di cui il primo, pur rilevantissimo sul piano dei diritti civili, non era direttamente connesso a questioni demografiche: ci riferiamo al diritto di voto alle donne stabilito nel 1945), e da un successivo crescente interesse per tali questioni. Si annoverano cosi' 8 provvedimenti negli anni Settanta, 9 negli anni Ottanta e ben 10 dal 1990 al 1998.

 

(2). Rimando per una attenta ricostruzione, estesa anche al campo statistico e demografico, non solo del sorgere e ,maturare delle idee razziste ma anche della lenta transizione al post-fascismo con l’abrogazione dei provvedimenti razziali, al volume di G. ISRAEL-P NASTASI. Scienza e razza nell’Italia fascista, Bologna, Il Mulino, 1998; soprattutto p.353 e segg.

(3). Maggiori e più puntuali dettagli si possono leggere nel lavoro di chi scrive: Analfabetismo in Italia: "il catalogo è questo". Cadmo, Anno VI, n.16, 1998.

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