Articolo pubblicato sulla Rivista "Affari Sociali Internazionali", anno XXIX, - n.1, 2002, Franco Angeli Editore, Milano.
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I numeri della politica estera
Breve viaggio attraverso le
statistiche del Ministero degli Affari Esteri
di Stefano Baldi*
Introduzione................................................................................................................................................ 1
I numeri del Ministero degli Affari Esteri............................................................................ 3
Il bilancio...................................................................................................................................................... 5
Visti................................................................................................................................................................ 6
Italiani all'estero.......................................................................................................................................... 7
Fonte: Ministero Affari Esteri, Annuario Statistico 2001..................................................................... 9
Attività di promozione culturale.............................................................................................................. 10
L’aiuto allo sviluppo................................................................................................................................. 11
Aspetti meno conosciuti............................................................................................................................ 11
L'importanza della comunicazione statistica................................................................. 13
I numeri e la trasparenza......................................................................................................................... 14
Riferimenti
bibliografici................................................................................................................ 16
E'
possibile ridurre l'attività di politica estera a semplici numeri? Possono le
statistiche riassumere le attività e i compiti, spesso complessi, che la
diplomazia è chiamata a svolgere ? Certamente no. Ma questo non significa che i
numeri non abbiano importanza nella politica estera e che non possano essere
utili per capire e analizzare i diversi aspetti della politica internazionale.
Il
Ministero degli Affari Esteri pubblica ormai da due anni un Annuario statistico
che rappresenta un originale compendio di alcune delle attività svolte e delle
risorse a disposizione. I dati utilizzati per questo articolo sono tratti dalla
loro pubblicazione.
L'analisi
quantitativa delle attività e delle funzioni del Ministero degli Affari Esteri,
in passato, è stata spesso trascurata. Questo fenomeno non è limitato al
Ministero degli Affari Esteri: fino a pochi anni fa la Pubblica Amministrazione
nel suo insieme non dava molta importanza alla rilevazione e all'elaborazione
dei dati che la riguardavano direttamente.
Più di recente
si è verificata un'inversione di tendenza e anche la Pubblica Amministrazione
ha attribuito maggiore importanza alla misurazione e dell'analisi dei propri
compiti e attività. Di riflesso anche al Ministero degli Esteri si sono
cominciati a prendere in considerazione i dati statistici interni non solo come
un obbligo derivante da sollecitazioni esterne (ISTAT, Presidenza del
Consiglio, Parlamento, Funzione Pubblica, etc.), ma come un'opportunità per far
meglio conoscere e rendere più trasparente la propria azione e organizzazione.
La statistica
e i dati statistici hanno ormai una valenza di carattere politico. Non a caso
molte decisioni politiche sia nazionali sia sovranazionali (come nel caso
dell'Unione Europea) sono spesso basate sulle statistiche che forniscono
indicazioni importanti sulle scelte da compiere. Yves Franchet, Direttore
generale dei Eurostat, ha recentemente affermato che: "Le autorità comunitarie si basano su
statistiche economiche e sociali per effettuare trasferimenti di ingenti
risorse nei Paesi membri: contributi al bilancio, ripartizione dei fondi
strutturali, sovvenzioni della politica agricola comune. Più di recente, è
stato deciso di fondare la partecipazione dei Paesi membri alla moneta unica su
dati statistici (i "criteri di convergenza") relativi all'inflazione,
al debito e al disavanzo pubblico. Per tutte queste operazioni è necessaria una
rigorosa comparabilità delle statistiche utilizzate[1]".
Il settore
pubblico nel suo complesso sta attraversando profondi mutamenti, attraverso una
nuova normativa originata dalle leggi Bassanini che incide notevolmente sul
modo di operare. In particolare vi è, rispetto al passato, maggiore attenzione
ai risultati conseguiti e ciò implica l'esigenza di poter disporre di dati ed
informazioni statistiche in grado di contribuire ad una migliore programmazione
e valutazione delle decisioni da prendere.
Gli strumenti
statistici non costituiscono parte del bagaglio classico di chi opera nella
pubblica amministrazione. Per molto tempo la misurazione quantitativa e la
rilevazione dei dati sono state considerate elementi estranei alle
amministrazioni statali sia centrali sia locali. Inoltre la statistica è sempre
stata ritenuta qualcosa di complicato da capire e di dominio esclusivo di pochi
esperti
In realtà
questo modo di pensare è radicato nella società italiana più di quanto si pensi
e, come è stato giustamente fatto notare dal Prof. Antonio Golini[2],
"verrebbe da pensare che la cultura e la forma mentis quantitativa si vadano smarrendo nella scuola
secondaria inferiore e superiore o quanto meno che non vengano alimentate in
maniera adeguata e generalizzata. E che anzi cultura e forma mentis vengano sempre di più orientati verso le
rappresentazioni verbali dell'informazione".
Va
inoltre sottolineato che la possibilità di comparare situazioni e tendenze può
costituire un importante stimolo per il miglioramento e la ricerca delle
soluzioni più adeguate all’interno di strutture complesse quali Ministeri o
altri enti di grandi dimensioni. Naturalmente tali comparazioni devono essere
necessariamente basate su dati recenti e soprattutto su rilevazioni affidabili.
Da qui l'esigenza, per tutti coloro che sono coinvolti nel processo di
decisione politica ed amministrativa, di avere conoscenze sufficienti a
interpretare e usare correttamente i dati e le statistiche.
Come si
è detto, in passato non vi erano molti strumenti per conoscere in maniera
sistematica e in termini quantitativi la struttura, il funzionamento e le
attività del Ministero. Negli ultimi anni e' stato fatto uno sforzo per
garantire una maggiore trasparenza e una sistematicità dell'informazione.
L'affermarsi
delle nuove tecnologie, in particolare di Internet, ha favorito un rapporto
diverso con le altre istituzioni e, soprattutto, con il cittadino. Non a caso
la Farnesina e' stato uno dei primi ministeri italiani a realizzare un proprio
sito Web. Ma l'impegno non si e' fermato a fornire una serie di informazioni
online: difatti la riforma del Ministero ha costituito l'occasione per
realizzare una serie di pubblicazioni, come i libri bianchi e gli annuari
statistici, che hanno fornito informazioni e dati in precedenza non disponibili
o consultabili.
Il Ministero
degli Affari Esteri dispone di una quantità di dati superiore a quella che
generalmente viene percepita non solo dai non addetti ai lavori, ma anche da
chi ha fatto della politica internazionale una scelta professionale.
Gli obiettivi
perseguiti dalla Farnesina nella raccolta e nella diffusione dei propri dati
statistici sono sostanzialmente due:
a) Maggiore
attenzione alle esigenze informative degli utenti
b) Miglioramento
della qualità e della significatività dei dati prodotti
Nel
primo gruppo si possono includere tutte quelle iniziative che tendono a
migliorare i metodi di diffusione delle informazioni statistiche (soprattutto
utilizzando le nuove tecnologie, in particolare Internet) e tutti quei sistemi
per rilevare le opinioni o le esigenze del pubblico.
Nel secondo
ricadono invece l'individuazione di nuovi settori che possono formare oggetto
di rilevazioni statistiche significative e l'introduzione di nuove tecniche
volte a una migliore (o comunque semplificata) rilevazione ed elaborazione dei
dati. Fanno parte di questo gruppo anche tutti i controlli sulla qualità dei dati
o le iniziative volte ad assicurare una maggiore tempestività e una più mirata
diffusione delle statsitiche.
Scorrere
con maggiore attenzione le numerose tabelle e i grafici contenuti nell'Annuario
statistico della Farnesina può essere un esercizio ricco di sorprese e di
novità, anche per gli addetti ai lavori. Ecco, sinteticamente, la descrizione
di alcuni dati.
Se
domandassimo a un cittadino mediamente informato di fornire un'indicazione di
massima su quale percentuale del bilancio dello Stato e' destinata al Ministero
degli Affari Esteri, quale sarebbe la sua risposta? Probabilmente "non
so". Ma se prendesse coraggio e tentasse di immaginare una cifra, questa
probabilmente si collocherebbe fra il 5 e il 10 % del totale. Se andiamo,
invece, a consultare l'Annuario statistico del Ministero nella sezione risorse
vediamo che la percentuale vera e' dello 0,28%. Non si tratta di un errore di
tipografia. Le risorse stanziate dal bilancio preventivo dello Stato a
disposizione della Farnesina non raggiungono neanche il mezzo punto
percentuale. E questa percentuale include anche i fondi destinati alla
cooperazione allo sviluppo, senza le quali essa sarebbe solo dello 0,21%.
Al di
là delle lamentele che caratterizzano ciascun dicastero circa le ristrettezze
in cui si trova ad operare rispetto ai compiti che è chiamato a svolgere, le
risorse a disposizione per il funzionamento e le attività della Farnesina
appaiono davvero limitate. In questo caso, come in altri, una comparazione con
quanto accade in altri Paesi occidentali può essere utile. Va detto che questo
paragone, sul piano della correttezza statistica, presenta alcune debolezze. Si
tratta infatti di entità non sempre omogenee, poiché competenze e obiettivi non
sono sempre equivalenti. Diciamo che non si tratta di comparare entità
completamente diverse fra loro, ma entità che presentano talvolta sostanziali
differenze di contenuto. Fatta questa necessaria premessa, le percentuali di
bilancio statale che alcuni Paesi destinano al Ministero degli Esteri sono
indicate nella Tab. 1.
Paese |
% |
Note |
Canada |
2,15
% |
inclusi il commercio estero e la cooperazione (anno
fiscale 2001-2002) |
Giappone |
0,92
% |
compresa la cooperazione |
Germania |
0,87
% |
compresa la cooperazione |
Stati Uniti d'America |
0,83
% |
Stime del bilancio di competenza inclusa cooperazione
allo sviluppo bilaterale e programmi di assistenza gestiti dal dipartimento
di Stato (anno fiscale 2001) |
Francia |
0,52
% |
esclusa la cooperazione (con il Ministero delegato per Cooperazione allo
sviluppo raggiunge il 1,3 %) |
Regno Unito |
0,30
% |
esclusa la cooperazione (anno fiscale 2001/2002) |
Italia |
0,28
% |
compresa la cooperazione |
Fonte: Annuario statistico del Ministero degli Affari Esteri 2001
Anche in
termini di risorse umane la situazione del Ministero è abbastanza carente, se
confrontata con quella di altri Paesi. Da uno studio comparativo[3] sul
personale dei diversi Ministeri degli Esteri condotto nel 2000 risulta che
l’Italia con un totale di 4806 dipendenti (escluso il personale a contratto,
aveva circa la metà dei dipendenti del Ministero degli Affari Esteri francese
(9475). Più numeroso, rispetto all’Italia, anche il personale di Germania
(8445), Canada (6612), Gran Bretagna (5770) e Giappone (5196).
Quello
sui visti rilasciati è uno dei dati che, negli ultimi anni, suscitano maggiore
interesse non solo tra gli studiosi ma anche tra i cittadini comuni. Da dove giungono
gli immigrati in Italia e cosa vengono a fare? Le statistiche sui visti non
possono dare una risposta definitiva a queste, ed altre domande, che spesso
vengono fatte dai media, dai politici e dai cittadini. Esse possono, però, fornire
una prima indicazione di massima e, soprattutto se analizzate nel tempo,
possono dare informazioni su linee di tendenza e su possibili sviluppi futuri.
Iniziamo dal dato generale del numero totale dei visti. Nell’anno 2000 ne sono
stati rilasciati 1.008.999, il 20,9% in più rispetto all’anno precedente. E’
vero che un visto non corrisponde necessariamente a un ingresso in Italia
poiché, in alcuni casi, il richiedente può anche non utilizzarlo e lasciarlo
scadere. Ma l’esperienza ci dice che queste situazioni sono marginali e
comunque limitate ad alcune tipologie di visto. A parte questa digressione,
abbiamo notato che i visti sono in crescita, ma non si tratta di un’anomalia
italiana. Se infatti consideriamo i valori dei nostri partners europei aderenti
alla Convenzione di Schengen[4],
notiamo che anche Germania (+15,1%), Francia (+8,9%), Spagna (+23,8%) hanno
avuto incrementi considerevoli. Un altro elemento interessante ricavabile dal
confronto con gli altri Paesi è che sia la Germania, con 2.607.012 visti, che
la Francia, con 2.113.632 visti, rilasciano il doppio dei visti dell’Italia. Se
si considera che la maggior parte di questi visti dà la possibilità di muoversi
liberamente all’interno dell’Area Schengen ne consegue che due soli partners
rilasciano il 50% dei visti dell’intera area.
Ma
torniamo brevemente ai visti rilasciati dall’Italia. Se consideriamo la
tipologia, scopriamo che quasi il 50% si riferisce a motivi di turismo. Nessuna
sorpresa, se teniamo presente la vocazione del nostro Paese in questo settore.
Al secondo posto troviamo i visti rilasciati per affari che sono circa il 15%
del totale. In forte crescita sono i visti per lavoro subordinato che sono
passati da 35.902 nel 1999 a 71.492 nel 2000, cioè sono raddoppiati. Questo è
probabilmente dovuto al fatto che un numero sempre crescente di immigrati entra
legalmente in Italia per motivi di lavoro, riducendo o comunque non facendo
ulteriormente crescere il fenomeno dei lavoratori clandestini.
E'
significativo riflettere sui Paesi di provenienza dei richiedenti di visto per
entrare in Italia. Ma qui si pone
un problema. Dobbiamo considerare il Paese in cui il visto viene richiesto, o
piuttosto la nazionalità che hanno i richiedenti? I due elementi non sempre
coincidono ed i rispettivi dati hanno un significato diverso.
Iniziamo dai
Paesi in cui il visto viene richiesto. Il 15% del totale dei visti viene
rilasciato dalle nostre sedi diplomatico-consolari[5] nella
Federazione Russa (163.299 nel
corso del 2000). Seguono poi Svizzera (78.138), Turchia (47.073), Bielorussia
(44.949) e Romania (44.244).
Se invece consideriamo il Paese di cittadinanza di coloro che richiedono il visto la situazione cambia leggermente. I russi continuano a essere i più numerosi (165.062), seguiti dagli jugoslavi (57.716), dai turchi (51.787), dai bosniaci (47.200) e dai romeni (46.207).
Le
statistiche, direttamente o indirettamente collegate con la presenza italiana
all'estero, rappresentano da sempre uno dei principali settori in cui il
Ministero è in possesso di dati quasi "esclusivi"[6].
L'attuale Direzione Generale per gli italiani all'estero e politiche migratorie
(in precedenza “Direzione Generale per l'emigrazione e gli affari sociali”)
costituisce una delle fonti privilegiate di dati all'interno del Ministero.
Per
conoscere la consistenza ufficiale delle nostre collettività all'estero si può
infatti fare riferimento a due sole fonti: l'anagrafe consolare presente presso
ogni circoscrizione consolare e l'anagrafe degli italiani all'estero (AIRE),
tenuta presso ciascun comune italiano. I due dati non sono coincidenti,
soprattutto a causa dello sfasamento temporale fra il momento della
registrazione presso i Consolati e la relativa registrazione presso i comuni.
Dopo
queste dovute precisazioni, possiamo giungere alla fatidica domanda: quanti
sono gli italiani all'estero ? La risposta che viene dalla consultazione
dell'Annuario è che gli italiani registrati nelle anagrafi consolari al 1
gennaio 2001 sono quasi 4 milioni (per la precisione 3.990.295). Ma al di là di
questo dato aggregato, che pure fornisce una prima idea della dimensione totale
dei nostri connazionali all'estero, è interessante esaminare dove si trovano
localizzati. Il 90% di essi è concentrato in soli 12 Paesi, corrispondenti alle
regioni in cui, con diverse ondate migratorie ed in vari periodi a partire
dalla fine dell'800, gli italiani sono emigrati in cerca di lavoro. I primi 4
di tali Paesi (Germania, Argentina, Svizzera e Francia) ne raccolgono ben il
55%. Nella sola circoscrizione consolare di Buenos Aires, gli italiani
registrati sono oltre 270.000, cifra che corrisponde ai residenti del comune di
Venezia. Per alcuni aspetti professionali potremmo affermare che il Console
Generale della capitale argentina si trova in una posizione simile a quella del
sindaco del capoluogo lagunare.
Un
altro significativo aspetto dell’attività ordinaria svolta dai Consolati è il
rilascio di passaporti, di atti di stato civile, di atti di cittadinanza e di
operazioni di leva. Solo per quanto riguarda la prima voce, sono stati 427.000
i passaporti che sono stati emessi o rinnovati dalla nostra rete
diplomatico-consolare (ambasciate e consolati): quasi il 6% in più rispetto
all’anno precedente. Nella sola Germania sono stati emessi o rinnovati oltre
100.000 passaporti.
Nell’ambito
della nostra politica estera, la politica di promozione culturale rappresenta
uno strumento molto importante a cui si fa spesso riferimento senza conoscerne
però l’effettiva portata. Nonostante le risorse limitate destinate a questa
importante attività di promozione dell'immagine del “sistema Italia”, le
attività del Ministero sono numerose.
La struttura
portante di questo impegno è la rete dei 93 Istituti Italiani di Cultura, che
si trovano soprattutto in Europa (49) e nelle Americhe (19). Ma esistono anche
altri strumenti, meno noti, utilizzati dal Ministero per la diffusione della
nostra cultura e della nostra lingua. Proprio a proposito di quest’ultima va
sottolineata l’importanza delle scuole italiane all’estero: sono 182 le scuole
italiane nel mondo che, a vario titolo, sono legalmente riconosciute. A queste
vanno aggiunte 107 sezioni italiane presso scuole straniere. In totale gli
alunni che nell’anno scolastico 1999/2000 hanno frequentato queste scuole sono
stati 29.526: ma è significativo anche analizzare chi sono questi alunni. Difatti
il 75% di essi è composto da stranieri, mentre gli alunni italiani sono solo il
25%. Questo è il riflesso di un ruolo in progressivo cambiamento: le scuole,
nate inizialmente come strumento per l’istruzione dei figli dei connazionali
emigrati, si sono trasformate in un vero e proprio mezzo per diffondere la
nostra cultura e la nostra lingua in altri Paesi.
Anche le borse
di studio rappresentano uno strumento molto efficace per favorire la diffusione
della nostra cultura. Sono oltre 7.000 le mensilità di borse di studio che ogni
anno vengono offerte dal Governo italiano a cittadini stranieri interessati a
studiare in Italia. A queste si aggiungono oltre 650 borse di studio annuali
(per un totale di circa 4,34 milioni di euro), finanziate dalla cooperazione
italiana, in favore di studenti provenienti da Paesi in via di sviluppo. Per
questo secondo tipo di borse di studio, oltre il 74% degli stanziamenti (6,4
miliardi di lire, a fronte di un totale di 8,4 miliardi nel 2001) è stato
destinato a studenti provenienti dall’area del Mediterraneo - Medio Oriente e
dall’Africa sub-sahariana.
La
cooperazione allo sviluppo costituisce il settore, fra quelli per cui il
Ministero degli Esteri è competente, che più necessita di considerazione e
valutazione sul piano quantitativo. Si pensi al caso più conosciuto della
percentuale di PIL destinato all'aiuto pubblico allo sviluppo, con cui viene
generalmente sintetizzato l'impegno di ciascun paese in favore dei Paesi più
poveri. Si tratta di un'aggregazione statistica derivante da numerose
componenti anche molto variegate fra loro, provenienti da fonti differenti, ma
tutte misurate in termini finanziari.
Sull'aiuto
allo sviluppo i dati disponibili sono numerosi e vengono annualmente resi
pubblici attraverso la specifica relazione che il Ministero deve presentare al
Parlamento[7]. Nell’Annuario
statistico figurano, invece, solo alcune tra le statistiche riassuntive. Forse
la più significativa di tutte e' quella che si riferisce alle erogazioni
nell'anno 2000 per l'aiuto pubblico allo sviluppo nei Paesi del G7 come
percentuale sul Prodotto Nazionale Lordo: Francia 0,33%, Regno Unito 0,31%,
Giappone 0,27%, Germania 0,27%, Canada 0,25%, Italia 0,13%, Stati Uniti 0,10%.
E' ancora lungo il cammino che le principali economie mondiali devono percorre
per raggiungere quello 0,7% del PNL posto dalle Nazioni Unite, già da molti
anni, come traguardo per i Paesi donatori.
Vi sono alcuni aspetti dell’azione del Ministero degli Affari Esteri meno conosciuti, ma non per questo meno impegnativi e meno significativi. Prendiamo il caso delle visite ufficiali. Nell'Annuario statistico sono riportate sia il numero di visite all'estero delle nostre principali cariche istituzionali, sia le visite dei corrispettivi stranieri in Italia.
Il primo
dato che colpisce, e' l'aumento del numero di visite in Italia: si sono
triplicate negli ultimi cinque anni, passando da 77 a 256. E' probabile che una
parte di tale aumento sia dovuto a un maggiore rigore nelle rilevazioni
statistiche di questo settore. Rimane però il fatto che anche se consideriamo
la differenza tra il 1999 ed 2000, l'incremento e' stato pari al 30%. Come si
può spiegare tale fenomeno? Uno degli elementi della crescita e' la maggiore
facilità e frequenza negli spostamenti che caratterizzano ormai le relazioni
internazionali. Ma questo non basta a spiegare un simile aumento. Poiché le
visite non si limitano a essere eventi protocollari, ma occasioni di dibattito
e di confronto su questioni internazionali, si potrebbe azzardare l'ipotesi che
l'incremento di visite e' uno dei possibili indicatori di un crescente
interesse ed attenzione che la comunità internazionale dimostra nei confronti
del nostro Paese.
Un altro
fenomeno meno conosciuto, almeno nei suoi aspetti quantitativi, è il numero
degli accordi bilaterali e multilaterali: dietro ognuno di questi accordi c’è
sempre un’intensa attività diplomatica e negoziale. La firma (e la successiva
entrata in vigore che non necessariamente coincide temporalmente) è solo una
delle tappe complesse ed impegnative che portano all’entrata in vigore di un
accordo. In quasi tutte le fasi il ruolo del Ministero degli Affari Esteri e
della sua rete diplomatico-consolare è determinante. Nel corso del 2000 sono
stati firmati 173 accordi, di cui 160 bilaterali e 13 multilaterali[8].
Quelli entrati in vigore sono invece stati 128 (119 bilaterali e 9
multilaterali)
Comunicare
è ormai un imperativo per tutte le istituzioni pubbliche. Con un certo ritardo
ci si è accorti che la mancanza di informazione comporta numerose
controindicazioni in termini di opinione pubblica. Sempre più spesso viene
messa in discussione la reale utilità di un certo ente o ministero e,
altrettanto spesso, le motivazioni addotte denotano una scarsa conoscenza dei
compiti e delle attività svolte da quello stesso ente o ministero. E’ questa
una mancanza del pubblico o piuttosto una carenza comunicativa
dell’istituzione? Sicuramente si tratta di entrambi i fattori, ma mentre è
difficile incidere sul primo, molto può essere fatto sul piano della
comunicazione pubblica.
Ecco
che diventano importanti anche le statistiche. Per le pubbliche amministrazioni
l'utilizzo dei numeri può essere un efficace strumento di comunicazione a patto
che i dati vengano presentati in modo corretto e facilmente comprensibile da
parte del pubblico.
Come
affermato dal prof. Alberto Zuliani, già Presidente dell'ISTAT: "La cultura statistica alimenta la
democrazia. È importante produrre informazioni relative a temi e problemi
sentiti e diffonderle in forme adatte
ad essere comprese anche da non esperti. Occorre educare i cittadini
alla valutazione critica dei dati e alla loro corretta utilizzazione. Saranno
così in grado di esercitare il controllo sociale sulle decisioni degli
organismi rappresentativi e dell'esecutivo e di confrontarsi con gli altri
cittadini d'Europa." (Zuliani, 1999)
Un grande
passo in avanti nel cammino delle rilevazioni statistiche ufficiali italiane è
stata la creazione del Sistema Statistico Nazionale (SISTAN),
istituito con il decreto legislativo n. 322 del 6 settembre 1989[9]. La
norma ha dettato i principi ed i criteri direttivi per la riforma della
statistica pubblica, affidando all'ISTAT[10] la
predisposizione del Programma Statistico Nazionale.
Il Ministero
degli Affari Esteri, attraverso il suo Ufficio di statistica, fa parte e
partecipa attivamente ai lavori del SISTAN e all'elaborazione del Piano
Statistico Nazionale.
Il fatto di
rilevare dati ed elaborare statistiche non assicura, di per sé, la trasparenza
all’esterno dell’operato di un determinato ente o istituzione. Affinché questo
avvenga i dati devono essere resi pubblici in forme appropriate e utilizzando
mezzi adeguati. Poiché uno degli imperativi della pubblica amministrazione è
ormai proprio quello di garantire ai cittadini la massima trasparenza, anche il
Ministero degli Esteri, negli ultimi anni, si è particolarmente impegnato per
rendere disponibili le informazioni, anche quantitative, che lo riguardano. In
questa ottica va inquadrato lo sviluppo del sito ministeriale
(http://www.esteri.it) e alcune pubblicazioni, fra cui spiccano i libri bianchi
e gli annuari statistici.
Il
primo "Libro bianco", dal titolo "Il Ministero degli Affari
Esteri al servizio dell'Italia nel mondo" è stato pubblicato nel 1998. Per
la prima volta è stato fatto uno sforzo per sintetizzare, anche in termini
quantitativi, in un volume la complessa attività e la struttura del Ministero.
Il libro (consultabile anche su Internet nel sito WEB del Ministero alla
pagina:
http://www.esteri.it/attualita/editoria/index.htm conteneva
anche numerose statistiche e grafici a complemento di quanto illustrato nel
testo.
Nel 2000, in
seguito all’entrata in vigore della riforma ministeriale, è stato pubblicato il
secondo libro bianco, dal titolo "Libro Bianco 2000 - Nuove risposte per
un mondo che cambia", pubblicato dalla casa editrice Franco Angeli. Il
volume presenta un’impostazione abbastanza differente da quello precedente, con
miglioramenti soprattutto in termini di organicità e sistematicità della
presentazione. Si tratta probabilmente del testo più ampio ed esaustivo che sia
stato finora realizzato sul Ministero degli Affari Esteri.
La
realizzazione degli Annuari statistici è invece strettamente legata alla
nascita di un vero e proprio Ufficio di Statistica del Ministero, previsto
dalla riforma del 2000 cui si è già accennato.
Il
primo annuario, pubblicato proprio nell’anno 2000, fornisce per la prima volta un
quadro statistico delle attività svolte e delle risorse della Farnesina.
L’Ufficio
di Statistica ha impostato la struttura dell’Annuario e ha curato la raccolta e
l’elaborazione dei dati forniti da tutte le Direzioni Generali e da tutti i
Servizi del Ministero.
In 139
tabelle e grafici si è cercato di fornire una panoramica che venisse incontro
ai diversi interessi di chi consulterà la pubblicazione.
L'annuario è suddiviso in 4
capitoli (Struttura, Risorse, Servizi e attività, Altri dati) e i dati sono
ripartiti per area geografica e per singolo Paese.
L'Annuario
statistico ha costituito anche l'occasione per definire una serie di criteri da
utilizzare per la standardizzazione dei rilevamenti all'interno del Ministero,
che fino ad oggi erano realizzati senza alcun coordinamento sul piano metodologico.
In particolare ha permesso di arrivare ad una definizione uniforme dei nomi dei
Paesi, per fini statistici all’interno del Ministero che, si spera possa essere
utilizzata in futuro anche da parte delle altre Amministrazioni italiane[11].
La versione
2001 dell’Annuario è stata arricchita con nuove rilevazioni e serie storiche
che permettono di avere una prima idea di alcune variazioni e tendenze.
Per assicurare
una maggiore diffusione dei dati, gli annuari sono stati resi disponibili su
Internet sul sito ministeriale
(http://www.esteri.it/archivi/statistica/annuario.htm), ed è stato realizzato
un anche CD.
Da un
confronto con gli altri Ministeri degli Esteri, emerge che solo pochi hanno
reso disponibili dati sulle proprie attività ed un numero ancora più limitato
lo ha fatto in modo sistematico attraverso una raccolta di statistiche. Proprio
da questa constatazione e dall’esigenza di favorire uno scambio di esperienze,
è nata l’idea di un annuario statistico in versione inglese che, per la prima volta,
è stato realizzato alla fine del 2001.
Stefano
Baldi, La politica estera in un mondo in cambiamento: struttura e
strumenti del Ministero degli Affari Esteri in Quaderni della Scuola Europea n. 2/2001,
Scuola di Specializzazione in diritto ed economia
delle Comunità europee, Università La Sapienza di Roma, Giuffrè, 2001.
Andrea
Cascone, Noi e gli altri: i Ministeri degli Affari Esteri dei
Paesi dell’Unione Europea e G8. Strutture a confronto, Ministero degli Affari
Esteri, Quaderno di Ricerca n. 1, Unità di Analisi e Programmazione, Roma,
2000.
Max
Frankel, La stampa statunitense bocciata in matematica, The New
York Times,5 marzo 1995.
Edoardo
la Sala, Il web per la raccolta di dati statistici nella
pubblica amministrazione. L’esperienza del Ministero degli Affari Esteri,
Ministero degli Affari Esteri, Quaderno di Ricerca n. 5, Unità di Analisi e
Programmazione, Roma, 2000.
Ministero
degli Affari Esteri, Il Ministero degli Affari Esteri in cifre.
Annuario statistico 2000, Ministero degli Affari Esteri, Roma, 2000.
Ministero
degli Affari Esteri, Il Ministero degli Affari Esteri in cifre.
Annuario statistico 2001, Ministero degli Affari Esteri, Roma, 2001.
Ministero
degli Affari Esteri, Libro Bianco 2000. Nuove risposte per un mondo
che cambia, Franco Angeli, 2000.
Ministero
degli Affari Esteri, Il Ministero degli Affari Esteri al servizio
dell’Italia nel Mondo, Ministero degli Affari Esteri, 1999.
Sistema
Statistico Nazionale - Istituto Nazionale di Statistica, Programma statistico nazionale (triennio
2000-2002), parte prima, Roma, 1999.
Sistema
Statistico Nazionale - Istituto
Nazionale di Statistica, Atti
della Terza Conferenza Nazionale di Statistica 16-28 novembre 1999, Roma,
1999.
Edward R. Tufte, Visual and Statistical thinking: displays of
evidence for making decisions, Graphic Press, Cheshire, 1997.
Alberto
Zuliani, Nuovi attori e
nuove sfide per la statistica ufficiale, in Sistema Statistico Nazionale -
Istituto Nazionale di Statistica, Atti
della Terza Conferenza Nazionale di Statistica, Roma, 1999.
BOX -
Dati sintetici sul Ministero degli Affari Esteri - 2001
122 |
ambasciate,
116 consolati, 12 rappresentanze permanenti e 3 delegazioni speciali
costituiscono la rete diplomatico consolare italiana. vanno inoltre aggiunti
93 istituti italiani di cultura e 21 unità tecniche locali di cooperazione.
gli uffici consolari onorari sono 506 |
4.786 |
dipendenti
del ministero e 1.875 unità di personale a contratto all'estero |
960 |
diplomatici
di carriera |
0,28% |
del
bilancio totale dello stato destinato al ministero degli affari esteri
(compresa la cooperazione allo sviluppo) |
173 |
accordi
internazionali firmati dall'italia (anno 2000) |
219 |
visite
in italia di capi di stato, capi di governo e ministri degli esteri stranieri
(anno 2000) |
3.986.421 |
italiani
iscritti nelle anagrafi consolari, di cui 698.799 in germania, 601.658 in
argentina e 525.383 in svizzera |
1.008.999 |
visti
di ingresso in italia rilasciati dalle ambasciate e dai consolati italiani
nel mondo (anno 2000) |
427.904 |
passaporti
emessi o rinnovati e 230.598 atti di stato civile perfezionati dalle sedi
estere (anno 2000) |
5.823 |
atti
di cooperazione giudiziaria con l’estero (rogatorie penali e civili,
notifiche penali e civili, richieste di estradizione – anno 2000) |
182 |
scuole
italiane all'estero riconosciute dal ministero |
29.526 |
alunni
di scuole italiane all’estero |
22 |
addetti
scientifici presso le ambasciate |
257 |
lettorati
italiani all'estero |
7.659 |
mensilità
di borse di studio offerte a cittadini stranieri e 2.694 mensilità offerte
all'estero a cittadini italiani per la cooperazione culturale |
659 |
borse
di studio annuali offerte a cittadini stranieri dalla cooperazione allo
sviluppo |
34.801 |
richieste
di informazioni ricevute dall’ufficio relazioni con il pubblico del ministero
(anno 2000) |
127 |
siti
web di ambasciate e consolati italiani |
346 |
ambasciate
e rappresentanze permanenti straniere accreditate in italia |
Dati sintetici sul Ministero degli Affari Esteri al 1 gennaio 2001 - Tutti i dati sono tratti
dall’Annuario statistico del Ministero degli Affari Esteri curato dall’Ufficio
di Statistica. L’Annuario è disponibile anche su Internet all’indirizzo:
http://www.esteri.it/archivi/statistica/index.htm.
* Capo
dell'Ufficio di statistica del Ministero degli Affari Esteri.
[1] Yves Franchet, 1999, Quale informazione statistica
per l'Unione Europea, in Sistema Statistico Nazionale - Istituto Nazionale
di Statistica, Atti della Terza
Conferenza Nazionale di Statistica, Roma, 1999, p. 29
[2] Vedi la relazione su "Cultura statistica,
statistiche e mass-media" presentata dal prof. Antonio Golini al convegno
su "La diffusione della cultura statistica" organizzato dall'ISTAT e
dalla SIS a Roma il 26-27 novembre 1997.
[3] Vedi Andrea Cascone, Comparing
Diplomatic Services: Structures, Networks and Resources of the Ministries of
Foreign Affairs of EU and G8 member states, Diploedu – Mediterranean
Academy of Diplomatic Studies – University of Malta, Malta, 2001. I dati contenuti
nello studio si riferiscono al 1999.
[4] I Paesi che applicano la Convenzione sono:
Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi,
Portogallo e Spagna.
[5] Si tratta
dell’Ambasciata a Mosca e del Consolato Generale di San Pietroburgo.
[6] Una delle pubblicazioni statistiche del Ministero
degli Affari Esteri più importanti del passato era quella relativa alle
collettività italiane nel mondo. Dal 1964 al 1984 (anno in cui è comparso
l'ultimo volume) tali pubblicazioni annuali, pur con alcune limitazioni
metodologiche che le caratterizzavano, hanno rappresentato il più importante
punto di riferimento statistico per conoscere le caratteristiche della presenza
italiana nel mondo.
[7] La Legge 26 febbraio 1987, n.49, all'art.3 che
regola la cooperazione allo sviluppo italiana, prevede che ogni anno venga
presentata al Parlamento una relazione
annuale sull'attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo che
costituisce la fonte pubblica principale di dati statistici riguardanti l'aiuto
pubblico allo sviluppo italiano. I dati contenuti coprono tutti le
utilizzazioni di fondi della cooperazione.
[8] Gli accordi bilaterali sono stipulati tra
l’Italia e un altro paese straniero. Quelli multilaterali riguardano invece un
numero più elevato di Stati contraenti ed in genere vengono elaborati nell’ambito
delle Organizzazioni internazionali.
[9] Emanato in attuazione della delega contenuta
nell’art. 24 della legge n. 400 del 23 agosto 1989.
[10] L'Istituto nazionale di statistica è persona
giuridica di diritto pubblico con ordinamento autonomo, sottoposta alla
vigilanza del Presidente del Consiglio dei Ministri. I suoi organi sono: il
Presidente; il Comitato di indirizzo e coordinamento dell'informazione
statistica (Comstat); il Consiglio; il Collegio dei revisori dei conti.
[11] La relativa circolare del Ministero degli Affari Esteri n. 17 del 28 novembre 2000 (A/IV/51) è disponibile sul sito del Ministero degli Affari Esteri essendo stata riportata nell’Annuario statistico 2001 (http://www.esteri.it/archivi/statistica/index.htm).
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